Nasce da una ristrutturazione settecentesca (1773-1795) della chiesa edificata nel XIII-XIV sec.; resta l’ingresso della trecentesca cappella e due bifore in stile chiaramontano del convento dei francescani minori. Sopra la facciata, sviluppata in tre ordini, ci sono due campanili. La statua della Vergine Immacolata è del XVIII sec.; alcuni affreschi, sopravvissuti ai bombardamenti della seconda guerra mondiale, sono di Domenico Provenzani (1736-1791); Crocifisso ligneo del ‘700 di Vittorio Cardinale.

Sotto la chiesa è in funzione la galleria di arte moderna FAM.

 

La statua della SS. Immacolata, custodita tutto l’anno dentro un armadio a muro nella sagrestia della chiesa di S. Francesco d’Assisi, il giorno otto dicembre, tutta parata d’ori e di gemme, col manto azzurro di seta stellato d’argento, dopo le solenni funzioni in chiesa, era condotta sul fercolo in processione per le erte vie di Montelusa, tra le vecchie casupole screpolate, pigiate, quasi l’una sull’altra; su, su, fino alla Cattedrale in cima al colle; e lì lasciata, la sera, ospite del patrono S. Gerlando.

Nella Cattedrale, la SS. Immacolata avrebbe dovuto rimanere dalla sera del giovedì alla mattina della domenica: due giorni e mezzo. Ma ormai, per consuetudine, parendo troppo breve questo tempo, si lasciava stare per quella prima domenica dopo la festa, e si aspettava la domenica seguente per ricondurla con una nuova e più pomposa processione alla chiesa di S. Francesco.

Se non che, quasi ogni anno avveniva che il trasporto, quella seconda domenica, non si potesse fare per il cattivo tempo e si dovesse rimandare a un’altra domenica; e, di domenica in domenica, talvolta per più mesi di seguito.

Ora, questo prolungamento d’ospitalità, per se stesso, non sarebbe stato niente, se la SS. Immacolata non avesse goduto per antichissimo privilegio d’una prebenda durante tutto il tempo della sua permanenza alla Cattedrale. Per tutti i giorni che la SS. Immacolata vi stava, era come se nel Capitolo ci fosse un canonico in più: tirava, su le esequie e su tutto, proprio quando un canonico; e i deputati della Congregazione sorvegliavano con tanto d’occhi perché nulla Le fosse detratto di quanto Le spettava, affinché più splendida, anche coi frutti di quella prebenda, potesse ogni anno riuscire la festa in Suo onore. Questo, oltre a tutte le altre spese che gravavano sul Capitolo per quella permanenza; spese e fatiche: cioè, funzioni ogni giorno, ogni giorno predica, e spari di mortaretti e di razzi e, anche per il povero sagrestano, lunghe scampanate tutte le mattine e tutte le sere.

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Erano invece le donne dei contadini, le femmine dei popolo – o come ripetevano i reverendi canonici del Capitolo – le sgualdrinelle, le sgualdrinelle, che avevano paura di bagnarsi; e dicevano la Vergine! Non volevano sciuparsi gli abiti di seta, con cui si paravano per quella processione dando uno spettacolo di sacrilega vanità atteggiate tutte come la SS. Immacolata, con le mani un po’ levate e aperte innanzi al seno, piene d’anelli in tutte le dita, con lo scialle di seta appuntato con gli spilli alle spalle, gli occhi volti al cielo, e tutti i pendagli e tutti i lagrimoni degli orecchini e delle spille e dei braccialetti, ciondolanti a ogni passo.

(Visto che non piove, novella, 1915)